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SIMPOSIO EUROPEO SULLA NONVIOLENZA

Inquadramento generale

Viviamo in un’epoca di crisi. Non si tratta della recente “crisi finanziaria”, e neanche della crisi del sistema capitalista, l’unico oggi vigente dopo la caduta del socialismo reale, ormai quasi 20 anni fa. Si tratta di una crisi in cui l’essere umano affronta l’alternativa fra il tentativo di salvataggio del sistema attuale, affinché forse possa durare ancora un po’ di tempo, o il cambiamento radicale e l’inizio di una nuova società, basata su altri valori e credenze. Tali crisi si sono ripetute nel corso della storia in ogni civiltà, le quali hanno sempre finito per crollare, in un momento o nell’altro, aprendo il cammino a nuove civiltà formatesi a partire dagli elementi più progressisti delle precedenti.

Tuttavia queste crisi, per quanto estese, includevano solo un settore dell’umanità, mentre nel resto del pianeta altre civiltà parallele si trovavano in momenti di processo differenti. Nella situazione attuale non esiste essere umano o settore di popolazione che ne sia immune, giacché si tratta, per la prima volta nella storia, di una crisi mondiale. È la crisi della civiltà umana, senza altri aggettivi.

Cosa è in crisi veramente? Non è solo un problema di ingiusta distribuzione della ricchezza; né solo un problema di armamentismo, che minaccia di estinguere la vita sul pianeta con un disastro nucleare; e neanche un problema interculturale, in cui un occidente cristiano, fortemente scettico sul tema religioso, non esita ad afferrarsi alla propria antica religione in opposizione al supposto pericolo rappresentato dall’islamismo o da altri credi; non è neanche solo una crisi sanitaria o educativa, nonostante il fatto che la maggior parte della popolazione del pianeta continui ad essere sottomessa all’abbandono, alla malnutrizione e all’analfabetismo… Si tratta piuttosto del fatto che tutte queste crisi esplodono nello stesso momento. Si tratta forse di una fortuita casualità? Crediamo di no, crediamo che si tratti di una crisi profonda che -non potrebbe essere in altro modo- si manifesta in tutti gli ambiti dell’agire umano.

Ciò che è in crisi è il modo in cui l’essere umano vede se stesso e l’altro.

Il segno delle relazioni interpersonali di questo sistema è il segno della violenza. È la forma di relazione violenta ad essere in crisi, facendo vacillare tutte le impalcature costruite su di essa. Che altro è l’ingiustizia economica se non violenza? Che altro è, se non violenza, la discriminazione, sia essa per colore della pelle, credenze religiose, costumi sociali, genere, età…? Che altro, se non violenza nella forma più brutale, è la guerra e la corsa agli armamenti? Che altro, se non violenza, è il tentativo di imporre, attraverso i mezzi di comunicazione di massa, un modo di vita alieno alla maggior parte del pianeta e assurdo persino per chi lo promuove? Si dice, a volte, che la violenza sia naturale nell’essere umano. Questa menzogna ha diversi argomenti contrari:

  1. non è assolutamente dimostrato che agli albori dell’umanità si esercitasse violenza in quanto tale; si scopre piuttosto, nei primi raggruppamenti umani, che il centro della società era la condivisione, ancor più dello scambio;
  2. l’aggettivo “naturale” non può essere applicato all’essere umano, giacché la caratteristica che lo definisce come umano è precisamente l’esercizio della propria intenzione, opposta (anche se complementare) all’ambiente naturale che lo circondava millenni fa. Ma anche nel caso in cui si accetti che la violenza sia naturale e che sia presente dall’origine, bisognerebbe aggiungere che lo sono anche le malattie, il freddo, la fame e la sete e tuttavia oggi la tecnologia ci permette di combattere con facilità questi flagelli. Così, l’essere umano ha superato la propria natura animale, per elevarsi in una nuova specie storica che trasforma il mondo e la sua stessa natura attraverso l’attività sociale.1)

Questo Simposio, organizzato dai Centri di Studi Umanisti d’Europa, nasce dalla necessità urgente di proporre un’uscita a questa crisi, di offrire, con la nonviolenza, l’unica alternativa reale a questo sistema che crolla. Non vogliamo essere apocalittici, ma la minaccia di una guerra nucleare è oggi ancor più presente che all’epoca della guerra fredda; e anche se non fosse per una guerra atomica, questo sistema violento ci porterebbe in ogni caso al disastro, attraverso la fame, la malattia, l’ingiustizia, l’ignoranza, la guerra convenzionale, l’insicurezza cittadina o la lotta tra sessi e generazioni.

Davanti alla violenza che viene esercitata dal sistema in crisi, è necessario mostrare l’unica alternativa: la nonviolenza.

Nella stessa direzione, questo Simposio vuole contribuire alla Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza, che comincerà a Wellington (Nuova Zelanda) il 2 ottobre 2009, e terminerà il 2 gennaio 2010 nel Parco Punta de Vacas (Argentina), ai piedi del monte Acongagua, il “tetto d’America”.
Durante 90 giorni percorrerà circa 100 paesi, con la partecipazione di milioni di persone di tutte le culture, in un atto che è destinato a destare le coscienze degli esseri umani sul flagello delle armi e della violenza, e soprattutto del pericolo nucleare. Infine, vorremmo riproporre alcune parole che Silo disse il 28 giugno 1992, in occasione della conferenza “La crisi della civiltà e l’umanesimo”:2)

“Grandi opere sono state scritte per comprendere il funzionamento ed il destino delle civiltà; ma molti tra i ricercatori e i filosofi che si sono dedicarti a questi compiti non sembrano aver approfondito a sufficienza il punto primario, che sta nel riconoscere come le loro domande e risposte nascessero dal paesaggio culturale e dal momento storico nel quale essi stessi vivevano. E se oggi si volesse trovare una nuova risposta per quanto riguarda il tema della civiltà, non si potrebbero più eludere le difficoltà (o gli aspetti favorevoli) dovute al paesaggio culturale nel quale ci siamo formati ed al momento storico nel quale ci è dato vivere. Oggi, se volessimo comprendere il divenire storico, dovremmo interrogarci sulle condizioni della nostra stessa vita e così facendo umanizzeremmo quello stesso processo storico sul quale staremmo riflettendo. Ed il nostro modo di procedere non consisterebbe nell’interpretare dall’”esterno” gli eventi prodotti dall’essere umano, come fa un libro di storia, ma nel comprendere -a partire dalla struttura, storica ed apportatrice di senso, della vita umana- ciò che succede nella situazione in cui viviamo. Questa impostazione ci porta ad avvertire le limitazioni alle quali siamo sottoposti nel formulare certe domande e nel dare certe risposte: è infatti il momento stesso in cui viviamo ad impedirci di infrangere il limite posto dalle nostre credenze e dai nostri presupposti culturali; e nella rottura delle nostre credenze, nell’apparire di fatti che credevamo impossibili, risiede ciò che ci permetterà di avanzare verso un momento nuovo della civiltà.

Stiamo parlando, come avrete tutti capito, della situazione di crisi nella quale la nostra vita si trova immersa e, di conseguenza, del momento di rottura delle credenze e dei presupposti culturali nei quali siamo stati formati. Per caratterizzare la crisi da questo punto di vista possiamo prendere in esame quattro fenomeni che influiscono direttamente sulla nostra vita, vale a dire:

  1. nel mondo è in atto una veloce trasformazione, determinata dalla rivoluzione tecnologica, che si scontra con le strutture stabilite e con le abitudini di vita delle società e degli individui;
  2. lo sfasamento tra l’accelerazione tecnologica e la lentezza con cui la società si adatta al cambiamento sta generando crisi sempre più profonde in tutti i campi. Niente lascia supporre che questo sfasamento si ridurrà; sembra, al contrario, che tenderà ad aumentare di intensità;
  3. essendo gli avvenimenti imprevedibili, ci diventa impossibile capire quale direzione prenderanno le cose, le persone che ci circondano e, in definitiva, la nostra stessa vita. In realtà non è il cambiamento in sé a preoccuparci, bensì la sua crescente imprevedibilità;
  4. molte cose che pensavamo e credevamo oramai non ci servono più. Non possiamo attenderci soluzioni da una società, da istituzioni o da singoli individui che soffrono dello stesso male. Da una parte abbiamo bisogno di riferimenti, dall’altra i riferimenti tradizionali ci risultano asfissianti ed obsoleti.”
1) Silo. “Dizionario del Nuovo Umanesimo” in “Opere complete 2”, Edizioni Multimage, 2003. Vocabolo “essere umano”, pag. 368.
2) Silo. “La crisi della civiltà e l’Umanesimo”, in “Opere complete 1”, Edizioni Multimage, 2000.
eventi/simposio02/inquadramento.txt · Ultima modifica: 2010/06/05 20:27 (modifica esterna)