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I Parchi di Studio e Riflessione nel mondo. Esperienza e ricerca sul Sacro in direzione di una nuova civiltà

Roberta Consilvio

Festival “La Città Olistica”, Modena
29 maggio 2011

Introduzione Ringrazio il Conacreis che mi permette di parlarvi di un argomento cui tengo molto e cui ho dedicato molto tempo della mia vita negli ultimi otto anni. Oggi vi parlerò dei Parchi di Studio e Riflessione: cosa sono, da dove viene il progetto dei Parchi, quali attività vi trovano spazio e, soprattutto, cosa possono e vorrebbero rappresentare in questo critico momento storico.

I parchi di studio e riflessione sono luoghi, distribuiti nei cinque continenti, dedicati, com’è nella loro denominazione, allo studio e alla riflessione. Studio e riflessione sull’essere umano e sulle sue possibilità evolutive, sullo sviluppo di nuove strutturazioni della coscienza umana, attraverso il recupero di ogni conoscenza utile che ci arriva dal nostro passato e attraverso la ricerca e la sperimentazione diretta.

Un po’ di storia: com’è nato il progetto dei Parchi nel mondo? Il progetto dei Parchi è stato lanciato nel 2004 da Silo (pseudonimo letterario di Mario Rodriguez Cobos), pensatore e filosofo argentino, recentemente scomparso, che è stato il principale ideologo della corrente di pensiero dell’Umanesimo Universalista, da cui ha preso vita il Movimento Umanista. Il progetto prevedeva inizialmente la costruzione di un parco per ciascun continente, ma ad oggi contiamo nel mondo 24 parchi operanti, di cui 6 in Europa, e diversi progetti di parchi in gestazione. I Parchi nascono e vivono grazie alle persone che li mettono in moto, sono interamente finanziati con donazioni personali, ed ogni aspetto della loro gestione è preso in carico da volontari. I parchi si trovano generalmente fuori o nelle periferie dei grandi centri urbani e presentano, di base, le stesse unità architettoniche.

I Parchi si caratterizzano per la loro multiculturalità, che non si esprime solo nel loro essere aperti a persone di ogni cultura e religione, in un sincero atteggiamento di rispetto e tolleranza verso l’alterità. Un Parco è multiculturale perché è pensato come spazio per il dialogo, la collaborazione e la convergenza delle diversità culturali, ma ancor di più quando esso si trasforma in possibilità di esprimere e condividere le esperienze spirituali profonde, che sono comuni ad ogni essere umano di qualsiasi latitudine.

Com’è fatto un Parco? Nella morfologia di un Parco si rivela la sua multiculturalità ed è da uno studio approfondito delle diverse culture e correnti spirituali dell’umanità nel corso della storia, che sono stati definiti gli elementi architettonici comuni e i principali monumenti.

Il primo elemento che incontriamo è il Portale. Esso definisce simbolicamente la separazione tra due spazi: quello del mondo quotidiano, della vita esteriore e rumorosa, e lo spazio del raccoglimento, della vita interiore e del silenzio. Il portale vuole suggerire un cambiamento di stato interno in chi lo attraversa, è la possibilità di un passaggio dallo spazio profano a quello sacro. Così è per i portali tori della tradizione giapponese all’ingresso dei santuari scintoisti, cui si ispira il nostro portale, ma compiono la medesima funzione i pau-lou cinesi, le porte di Tiwanaku sull’altopiano boliviano o gli ingressi delle sinagoghe, dei templi, delle moschee e delle chiese per il credente che li attraversa.

Entrando la prima forma che cattura i nostri occhi è la linea verticale del monolite: di acciaio inossidabile, esso è, come un vero axis mundi (asse del mondo), centro di attrazione dello sguardo e dello stesso spazio del Parco, ne rappresenta simbolicamente la possibilità di costituire un luogo di contatto con il sacro, un luogo che colleghi la terra al cielo. Arrivare al cielo, al divino, al sacro: questa è la funzione che avevano nell’antichità alberi, liane, scale, montagne, ma più conosciuti sono gli obelischi dell’antico Egitto, tagliati da un solo blocco di pietra, che gli egizi credevano essere raggi del loro dio solare pietrificati. Il Monolite è il monumento di fondazione del Parco e ne fissa le coordinate spazio-temporali.

Nel suo essere indispensabile ad ogni forma di vita, l’acqua è un elemento sacralizzato in tutte le mitologie e le cosmogonie. Simbolo della sostanza primordiale dalla quale nascono e alla quale tornano tutte le forme, essa porta in sé le caratteristiche della vita stessa: la nascita, la fertilità, la creatività, la cura, il rinnovamento. Nell’induismo l’esistenza origina dall’unione di due principi complementari, entrambi espressioni della divinità: il lingam, il maschile, e lo yoni, il femminile. Le fonti dei Parchi di Studio e Riflessione seguono questa tradizione ancestrale.

Dai tempi più remoti l’essere umano ha sentito l’esigenza di trovare o costruire luoghi in cui, in solitudine o con altri, vi fosse la possibilità di entrare in contatto con una realtà superiore, dove poter vivere esperienze non quotidiane, che in modo semplice definiamo spirituali. Sono sorti perciò luoghi sacri, delimitati dall’essere umano all’interno del proprio paesaggio, quali radure nel bosco, grotte nelle montagne, isole, e poi costruiti, a cominciare dai tumuli mortuari, fino ai templi dei diversi culti di ogni epoca storica e zona geografica. Questi luoghi, al di là delle forme esterne proprie delle diverse culture ed epoche, esprimono una stessa ricerca, una simile necessità e sicuramente un’identica certezza. La Sala dei Parchi si presenta vuota al suo interno, senza simboli o icone, permettendo così ad ogni persona, indipendentemente dalla sua fede o dal suo ateismo, di poter prendere contatto con il proprio mondo interiore. La forma della sua pianta ricorda la mandala tibetana o la chacana degli indios del Sudamerica. È uno spazio semisferico vuoto, dove le persone si dispongono in cerchi concentrici, cui si accede attraverso quattro entrate perfettamente simmetriche. La forma stessa aiuta la concentrazione energetica e il contatto con il Sacro, ed è un ambito propizio per le cerimonie e la meditazione.

Come le steli antiche testimoniavano avvenimenti storici significativi, così nei parchi una Stele riporta i nomi, incisi su lastre di acciaio inossidabile, di coloro che hanno contribuito alla costruzione del parco.

Accanto a questi luoghi e monumenti che riportano a spazi sacri e richiamano stati interni adeguati, vi sono luoghi che si utilizzano per incontri di studio, per riunioni e seminari, per lo scambio di esperienze e di idee. Il Centro di lavoro ospita le attività delle comunità del Messaggio di Silo e dei diversi organismi del Movimento Umanista. Il Centro di Studi è dedicato ai lavori di ascesi dei maestri della Scuola di Silo. L’Officina è uno spazio allestito per l’Offizio del Fuoco e per i lavori con diversi materiali.

I Parchi nel mondo Al momento attuale abbiamo sei parchi attivi in Europa: due in Italia (uno ad Attigliano, in Umbria e uno a Casa Giorgi, in Lombardia), uno in Spagna vicino a Toledo, uno in Ungheria (Mikebuda), uno in Germania, uno in Francia e progetti di altri Parchi in Portogallo, Grecia, Repubblica Ceca. In Sudamerica esiste un parco importante per tutte le persone che si ispirano all’Umanesimo Universalista, il Parco Storico di Punta de Vacas, costruito sulle Ande al confine tra Argentina e Cile, nel luogo dove Silo fece il suo primo discorso pubblico nel maggio 1969. In Sudamerica esistono altri 4 parchi in Argentina e poi in Brasile, Cile, Colombia, Bolivia, Ecuador, Paraguay, Costa Rica, e risalendo verso nord, in Messico e due negli Stati Uniti, uno sulla costa est (Hudson Valley) e uno sulla costa ovest (San Francisco). In Asia c’è un parco in India (Bombay) e nelle Filippine, in Africa in Mozambico. L’apertura di nuovi parchi continua, in una rete crescente di parchi interconnessi tra loro attraverso internet e attraverso i gruppi e le organizzazioni che animano i parchi con le loro attività.

I Parchi e la nuova epoca I Parchi sono per la loro morfologia, nell’attuale paesaggio umano, dei luoghi nuovi. Passando accanto ad un Parco, la sua stessa forma si impone allo sguardo perché non usuale, pur richiamando spazi ed esperienze che l’essere umano ha cercato fin dall’antichità. Questa novità risiede nell’aver sintetizzato e raccolto in uno stesso ambito forme appartenenti a culture ed epoche diverse, esprimendo in questo modo un possibile sincretismo culturale del nostro tempo. Tipicamente, in epoche di transizione da una civiltà che sta decadendo ad una nuova civiltà che sta sorgendo, si manifestano forme culturali (architettoniche, artistiche, sociali, psicologiche, ecc.) che riassumono e salvano alcuni valori della cultura vecchia e li reinterpretano, li sintetizzano, insieme ai nuovi valori e alle nuove forme nascenti. I Parchi sono già luoghi del futuro, perché rendono esplicito, con la loro costruzione fisica, con la loro presenza nei nostri paesaggi, con il loro esserci, il processo di costruzione della nuova civiltà. Ci troviamo oggi ad assistere da protagonisti alla crisi profonda della nostra civiltà, una crisi che si manifesta nel diffuso disagio esistenziale di individui e gruppi, nella drammatica situazione economica di gran parte dell’umanità e nel possibile disastro ecologico del nostro pianeta. Molti avvenimenti, situazioni nel mondo e nelle nostre vite ci inducono una sensazione di soffocamento, asfissia, perché alcune vie che l’essere umano sta percorrendo oggi sono vicoli ciechi. Ma l’essere umano continua a crescere. Come ci capitava da bambini quando crescendo i vestiti ci stavano stretti, così oggi questa civiltà non è più adatta all’essere umano che sta evolvendo: la sua coscienza cerca nuovi orizzonti, vuole nuove conoscenze ed esperienze interiori, aspira a relazioni più profonde con il mondo che lo circonda e con il Sacro che dimora dentro di sé. Così, accanto agli evidenti segnali di decadenza, sorgono nuove esperienze e nuove possibilità. Stiamo andando verso una nuova civiltà e verso un nuovo essere umano.

I Parchi rappresentano uno dei tentativi di apertura di nuovi cammini per la coscienza umana. Sin dall’antichità sono esistiti procedimenti per portare le persone verso stati di coscienza eccezionali. Molte scuole mistiche (sorte soprattutto all’interno delle religioni) hanno sviluppato la propria via di accesso al Profondo e a questi stati particolari che noi definiamo come strutture di coscienza ispirata. Le vie che oggi conosciamo si basano sulle scoperte realizzate da diversi popoli in un lasso di tempo che copre gli ultimi settemila anni. È tale la diversità e la frammentarietà delle fonti che non possiamo pretendere di abbracciare tutte le conoscenze e le pratiche di accesso al Profondo. Nella Scuola di Silo si sono sviluppate quattro vie di accesso alla coscienza ispirata o, come sono chiamate, quattro discipline: la Disciplina Materiale che lavora con oggetti materiali esterni, la Disciplina Energetica, che lavora con l’energia psicofisica, la Disciplina Morfologica che lavora con le forme mentali e la Disciplina Mentale che lavora con gli oggetti mentali. Chiaramente queste discipline non precludono né esauriscono altre possibili vie. Nelle discipline sono state recuperate precedenti esperienze di epoche e zone geografiche diverse, e sono state riordinate e sintetizzate in passi. Oggi non c’è il tempo di approfondire questo argomento, ma lo cito perché nei Parchi di studio e riflessione di tutto il mondo, solo negli ultimi due anni, quasi 7000 persone hanno intrapreso questo cammino di ricerca e scoperta “spirituale”, abbracciando con questa parola ogni tipo di esperienza che tenda a trascendere i limiti della coscienza umana.

La funzione dei Parchi nella nuova civiltà: l’ARCA Accanto all’esperienza individuale nella ricerca e nella creazione di un percorso spirituale verso gli spazi profondi della coscienza umana, nei Parchi si studiano e si producono monografie. Si studiano testi esistenti, si cercano nuove relazioni tra le pratiche e le informazioni a disposizione, si viaggia alla ricerca di nuove conoscenze. Questa attività di studio e ricerca porta al recupero e al salvataggio dei contributi che popoli e culture di ogni luogo del pianeta, oggi e nel passato, hanno sviluppato rispetto alle esperienze del Sacro. Come nei monasteri del medioevo i libri antichi venivano copiati e custoditi per impedire che la conoscenza in essi contenuti potesse perdersi, così nei Parchi vengono riscattate e recuperate le esperienze che hanno portato la coscienza umana verso nuovi spazi. Ecco una funzione importante che i Parchi possono avere nella nuova civiltà: salvare ciò che di buono ci potrà servire per l’evoluzione dell’essere umano e portarlo nel futuro, come fece Noè con gli animali. Essere simbolicamente l’arca capace di traghettare la conoscenza più importante dell’essere umano su se stesso.

Questa attività di studio e di pratica personale, che sicuramente richiede momenti di lavoro in solitudine, si accompagna sempre, per necessità stessa di chi avanza nel cammino interiore, ad attività sociali e solidali nel mondo. Chiaramente non possiamo parlare di sviluppo mentale dell’essere umano dimenticandoci delle condizioni materiali e culturali in cui questo sviluppo avviene. È attraverso gli organismi del Movimento Umanista e nelle comunità del Messaggio di Silo che questa attività “all’esterno” viene portata avanti nel mondo, nei diversi campi dell’agire umano.

I Parchi sono costruiti con questo intento: avanzare verso la nuova civiltà, verso la nazione umana universale e, allo stesso tempo, preparare il salto evolutivo per l’essere umano del futuro. Su questo vorrei chiudere con alcune parole ispirate di Silo: Così, oggi vola verso le stelle l'eroe di quest'età. Vola attraverso regioni prima ignorate. Vola verso l'esterno del suo mondo e, senza saperlo, è spinto verso il centro interno e luminoso.

Nient’altro, grazie.

produzioni/parchi_sacro.txt · Ultima modifica: 2013/02/03 17:23 da fulvio