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LA VISIONE SILOISTA DELLE SCIENZE di Claudie Baudoin

Far convergere tutte le scienze verso il superamento del dolore e della sofferenza

Cosa c’è di più importante del superare il dolore e la sofferenza negli altri e in sé stesso? Far progredire la scienza e la conoscenza è un valore se va nella direzione della vita.

La scienza è chiamata a servire l’essere umano, il suo sviluppo, l’armonia tra esso e la natura. Sfortunatamente, ancora oggi molte conoscenze scientifiche si utilizzano più per la distruzione che per la creazione. Le alte tecnologie si concentrano nel complesso militare-industriale; le scienze sociali sono sfruttate per manipolare la coscienza sociale e il comportamento delle masse.

Tutta la cultura, l’educazione, la socializzazione della personalità e il progresso sociale dipendono dal livello di sviluppo della scienza e, a lungo termine, dal suo orientamento umanista o antiumanista.

I – Sostrato scientifico

Ovviamente la scienza è storica e progredisce in accordo con il processo sociale. È risaputo che la scienza di un’epoca viene rettificata o contraddetta dalle nuove conoscenze. Per questo non si può parlare con rigore di una scienza definitiva come se fosse stabilita per sempre nei suoi grandi principi e nelle sue conclusioni. In questo senso è più prudente parlare dello “stato attuale delle scienze” 1).

L’Umanesimo Universalista non stabilisce gerarchie all’interno delle Scienze Matematiche, della Fisica, della Biologia, delle Scienze di Controllo, delle Scienze Umane, delle Scienze dello Spazio e del Tempo.

L’umanesimo di oggi, pertanto, in nessun modo oppone l’arte alla scienza e non commette l’errore di identificare l’arte con l’umanesimo e la scienza con la tecnologia. Arti e tecnologia sono strutturalmente legate alle scienze, e tutte svolgono funzioni distinte:

  • Le scienze assolvono la funzione di accumulare, chiarire e sviluppare il sapere, cercando la dimostrazione della “verità”.
  • Le arti hanno la funzione di interpretare e trasmettere socialmente intuizioni emotive della “realtà”.
  • E infine, i mestieri, compiono la funzione di ordinare, depurare e perfezionare tecniche, a volte collegate con le scienze e a volte con le arti.

Ci interessa oggi evidenziare ciò che chiamiamo “sostrato scientifico”. Esso non viene considerato come base su cui si montano le scienze di un’epoca. Il sostrato è l’apparato dei presupposti epocali o culturali. Il sostrato non è mai avvertito e tuttavia è il trasfondo su cui viene costruita ogni “immagine scientifica del mondo”.

Su questo argomento, sorprende come molti “scienziati” hanno potuto appropriarsi di spiegazioni, senza necessità di chiarire come si configura la rappresentazione del mondo in generale e l’immagine del mondo scientifico in particolare. Cosa che, senza dubbio, è condizionante dello sviluppo delle idee. Ogni studio viene realizzato a partire da un “paesaggio” e questo è applicabile ad ogni visione del mondo, in quanto permette di evidenziare lo sguardo di chi osserva il mondo. Si tratta inoltre di un concetto necessario per la Scienza in generale. Sebbene lo sguardo dell’osservatore, in questo caso lo sguardo dello scienziato, si modifichi posto di fronte ad un nuovo oggetto, il paesaggio di cui egli dispone contribuisce a dare direzione al suo sguardo. Non contribuisce molto alla conoscenza continuare a sostenere che l’osservatore, affinché possa fare scienza, debba essere passivo. Di fatto, con l’apparizione della meccanica quantistica, si assiste ad una trasformazione radicale del significato delle leggi fisiche, che cessano di essere deterministe per passare ad essere probabiliste. Come bene sviluppano il tema il professore Pietro Chistolini e il professore Salvatore Puledda nei loro studi sul principio antropico, l’osservatore, ossia la coscienza umana, acquisisce una funzione attiva rispetto al fenomeno che osserva, e inoltre una funzione che sarà decisiva per l’esistenza stessa del fenomeno 2).

Il matematico De Finetti, per esempio, afferma: “Non ha senso parlare della probabilità di un evento se non in relazione all’insieme delle conoscenze di cui una persona dispone” 3).

Tanto necessario è il concetto di “paesaggio” che appare ovvio nelle dichiarazioni dei fisici contemporanei. Così Schrödinger ci dice: “Cos’è la materia? Com’è il nostro schema mentale della materia? La prima domanda è ridicola. Come possiamo dire cos’è la materia se si tratta di fenomeni osservabili una volta sola? La seconda già fa trasparire un cambiamento radicale di atteggiamento: la materia è un’immagine della nostra mente” 4).

Wheeler afferma che l’insegnamento più significativo della meccanica quantistica è che la realtà si definisce sulla base delle domande che ci facciamo. Il sostrato scientifico è costituito allora da “credenze”. Quindi, quando parliamo di “credenze” ci stiamo riferendo a quella sorta di formulazioni ante-predicative di Husserl, che sono usate tanto nella vita quotidiana quanto nella Scienza. Pertanto è indifferente che una credenza abbia radici mistiche o scientifiche visto che in ogni caso si tratta di ante-predicativi impiantati prima di qualsiasi giudizio razionale 5).

D’altra parte sono molto importanti le nozioni di processo e di struttura, che ci allontanano da studi semplici o analisi formali, e permettono di interpretare i fatti operando in dinamica globale e strutturale. Questi temi, vista la loro importanza, non saranno sviluppati qui. Ciò che vogliamo sottolineare qui è che la sembra essere una costante che sta sorgendo in vari campi delle scienze fisiche, e non si vede alcun motivo perché non si allarghi questo concetto a tutte le altre scienze.

II - Sfasamenti nel superamento del dolore e della sofferenza

Sono sommerso allora – provvisoriamente – in questo mondo percettivo, immediato, in un mondo dove si suppone che la scienza e l’organizzazione sociale prendano una direzione che abbia come fine il miglioramento della vita umana. Però come mai il dolore viene superato attraverso l’avanzamento della società e della scienza e la sofferenza non viene superata in modo parallelo?

Non tutti quelli che studiano (qualsiasi sia l’oggetto dei loro studi), studiano la propria esistenza. Non esiste una scienza che studi la propria esistenza. Noi ci interessiamo proprio alla situazione dell’esistenza umana, e per questo non sono di nostra competenza le discussioni che possano sussistere nella scienza. Tuttavia osserviamo che la scienza ha serie difficoltà nel definire ciò che succede nell’esistenza. Ci sono persone che sostengono che l’essere umano non è assolutamente progredito. È ovvio che l’essere umano ha progredito nella sua conquista scientifica, nella sua conquista della natura, nel suo sviluppo. Però, probabilmente, in materia di sofferenza, una persona di cinquemila anni fa e una persona di oggi sentono e soffrono le stesse delusioni, timori e risentimenti, come se per essi non fosse esistita la storia. Forse è proprio perché l’Essere umano ha progredito a sufficienza che oggi si può porre questo tipo di domande.

La medicina prova, e il progresso sociale dimostra, che il dolore fisico può essere superato. Però non c’è scienza, né organizzazione sociale che possano far superare la sofferenza mentale.

Dove allora troveremo, nell’epoca attuale, la soluzione per far retrocedere la sofferenza provocata dalla frustrazione, dal risentimento, dalla paura della morte e dalla paura in generale? Silo afferma: “È uno sforzo che l’essere umano deve fare per entrare in altre regioni della mente …” 6). Regioni dove si chiarisce il senso della vita che dà una direzione al futuro, dà coerenza alla vita e permette di inquadrare le attività vitali e le giustifica pienamente. Alla luce del senso, la sofferenza, e perfino il dolore nella sua componente mentale, retrocedono.

Sarà allora che la ragione e la fede si oppongono?

Silo in “Umanizzare la terra” dice: Se la ragione sta al servizio della vita, che serva a farci saltare al di là della morte. Che la ragione elabori allora un senso esente da ogni frustrazione, da ogni incidente, da ogni annullamento. Per questo amo i santi che non hanno paura ma che amano veramente ed amo quanti vincono il dolore e la sofferenza, giorno per giorno, con la scienza e la ragione. Ed in verità non vedo differenza tra il santo e colui che anima la vita con la sua scienza 7).

E nel capitolo seguente: Se qualcuno afferma che la fede e la scienza si oppongono, replicherò che sono disposto ad accettare la scienza fintanto che essa non si opponga alla vita. Nulla impedisce che la fede e la scienza, se hanno la stessa direzione, contribuiscano entrambe al progresso, apportando l’una l’entusiasmo e l’altra lo sforzo metodico. E colui che desidera umanizzare, che aiuti a innalzare gli animi, indicando le possibilità future. Serve forse alla vita la sconfitta a priori dello scettico? Senza la fede, la scienza stessa avrebbe forse potuto svilupparsi? Ecco un tipo di fede che va contro la vita: la fede che fa dire: “La scienza distruggerà il nostro mondo”. Quanto è meglio, invece, aver fede nella possibilità di umanizzare la scienza e lavorare, giorno dopo giorno, per far prevalere la direzione positiva che le fu impressa all’origine 8).

III - Etica necessaria

Da sempre la scienza è sorta in risposta alla Necessità umana, alla sua aspirazione profonda a superare il dolore e la sofferenza, compresa quella provocata dal fenomeno della morte. Anche regnanti quali Federico II (XII sec. a Palermo) e Rodolfo II (XVI sec. a Praga) e altri ancora, riunirono alle loro corti i più grandi eruditi dell’epoca, non solamente per il grande interesse verso la conoscenza, ma per rispondere alle domande sull’eternità o l’immortalità dell’anima. Sottolineiamo inoltre che dette scienze “occulte”, opposte al razionalismo e per questo accusate di una visione ingenua del mondo, contribuirono significativamente ad una profonda comprensione del mondo 9).

Nei momenti e nei luoghi dove, grazie all’amore per la conoscenza, alla tolleranza e all’ampiezza dei propositi, si rende possibile l’interscambio tra culture e genti, il sapere ha un enorme impulso, che si espande nello spazio e nel tempo, facendo sorgere con esso la possibilità di evoluzione dell’Essere Umano 10).

Potrebbe essere questa un’etica della scienza? Operare esclusivamente per l’evoluzione dell’Essere Umano al di là della propria epoca?

D’altra parte alcuni popoli ebbero sempre coscienza di altre realtà e una “scienza” particolare permetteva loro di riconoscere e decifrare i segni del sacro. Il dottor Hoffman fa constatare, quando stabilisce la corrispondenza tra la struttura molecolare dell’LSD e alcuni funghi usati dagli sciamani, che il mondo del XX secolo non è pronto mentalmente, economicamente e socialmente, all’applicazione delle sue scoperte nelle ricerche compiute sulla coscienza umana, per investigare queste “altre realtà”. Gli studi realizzati da Mircea Eliade 11) dimostrano come la desacralizzazione del mondo odierno ha portato la mente umana a non essere preparata per l’esperienza di altre realtà. E inoltre, cosa si potrebbe investigare in questa direzione senza un proposito chiaro? Pare anche che non si possa andare verso queste zone della mente a partire da un sostrato preistorico del tipo dominante-dominato. E questo ci fa tornare alla necessità di un’etica di alto valore umanista che forse comporterebbe il crollo di tutto il sistema politico ed economico attuale.

Conclusione

Gli antenati dell’essere umano, grazie alla prima “scienza” del fuoco, cambiarono totalmente le loro condizioni di vita, dando luogo, con l’energia libera guadagnata, ai primi raggruppamenti umani, e con essi al dispiegamento di nuovi sentimenti e registri, ampliando notevolmente il proprio centro emotivo. Più avanti, con i primi centri urbani, si svilupparono la trasformazione della materia, la scrittura, ecc. e continuò la proiezione all’esterno delle ricerche interne, ampliando così il centro intellettuale… Oggi ci tocca avere a che fare con un altro fuoco per guadagnare nuovamente energia libera e ricercare risolutamente nel paesaggio interno.

Contribuendo intenzionalmente alla creazione della Nazione Umana Universale, la scienza potrebbe probabilmente contribuire alla creazione del Nuovo Essere Umano, un essere che non si muove in compensazione della propria paura della morte bensì per la creazione dello spirito in sé stesso.

Dunque, se si ammette la possibilità di una società che non abbia paura della morte, dotandola di senso e avvicinandola come una apertura luminosa, la concezione integrale del nostro universo e dell’essere umano in esso incluso dovrebbe essere rivisitata, e questo provocherebbe un profondo cambiamento nelle scienze, nelle arti, e in definitiva, in tutta la società umana.

Per questo concluderemo con le parole di Silo: “Così, oggi vola verso le stelle l’eroe di quest’età. Vola attraverso regioni prima ignorate. Vola verso l’esterno del suo mondo e, senza saperlo, è spinto verso il centro interno e luminoso.” 12)

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1) Dizionario del Nuovo Umanesimo, 1993
2) SALVATORE PULEDDA & PIETRO CHISTOLINI, Un compromesso etico per gli scienziati, in Un umanista contemporaneo, Virtual Ediciones, Santiago del Cile, 2002.
3) Ibidem, Il principio Antropico e il sorgere della centralità dell’osservatore in alcuni dei recenti sviluppi delle scienze fisiche.
4) E. SHRÖDINGER, Scienza e Umanesimo, pp. 21 e 22, Tusquets, Barcellona 1985, Buenos Aires 2002.
5) SILO, Contributi al pensiero. Discussioni storiologiche, in Opere complete, Volume I, Multimage, Torino, 2000.
6) SILO, L’Esperienza, Punta de Vacas, maggio 2008.
7) Ibidem, Umanizzare la Terra, I sensi provvisori, cap. XIII del Paesaggio Interno
8) Ibidem, Umanizzare la Terra, La Fede, cap. XIV del Paesaggio Interno
9) L’apparizione della conoscenza alla corte di Rodolfo II e Federico II, un ponte tra Oriente e Occidente, Serie documentaria “Fari dell'Umanità”, Fondazione Pangea, 2005 & 2007
10) Toledo e Alessandria, Serie documentaria “Fari dell'Umanità”, Fondazione Pangea, 2004
11) MIRCEA ELIADE, Il sacro e il profano, Bollati Boringhieri, Torino, 1984.
12) Il Messaggio di Silo, Cap. XXX, La Realtà Interiore, Macro Edizioni, Cesena, 2008.
eventi/simposio01/baudoin.txt · Ultima modifica: 2010/06/05 20:27 (modifica esterna)